• Eutanasia: referendum?
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Eutanasia: referendum?

Anche nella nostra città alcune associazioni stanno raccogliendo firme per il referendum utile ad abrogare la legge che vieta “l’omicidio del consenziente” e, quindi,  favorire la disponibilità della vita e legalizzare l’eutanasia. La semplificazione dei quesiti e delle giustificazioni sull’eutanasia, potrebbe far credere ad una battaglia per la libertà di morire o, meglio, di “farsi morire” a certe condizioni. Quasi a sdoga+CcaWlnuQAS7FTTTrgVfUAnare la morte come un dettaglio della vita, anzi, la mera rinuncia alla vita. La proposta prevede la decisione autonoma del paziente senza alcuna costrizione, di poter scegliere di farsi morire.

Chi si trova in situazioni complicate di sofferenza fisica e psicologica, però, difficilmente è pienamente libero di scegliere di morire o di vivere. Quindi, questa falsa libertà, fa credere che l’anticipare la morte di chi soffre sia la soluzione e non sia, invece, un riconoscimento, alla fine, dell’inutilità della vita in certi momenti, i più definitivi per ognuno di noi. L’eutanasia dovrà essere praticata  da chi “giura”, come il medico,  che la sua professione è e sarà quella di curare le persone. Chi vuole portare a referendum la proposta sull’eutanasia, nulla dice  sulla terapia del dolore, sulle cure palliative, sulla possibilità della sedazione profonda già prevista dalle leggi 38/2010 e 219/2017. E nulla dice, volutamente, dell’accompagnamento della persona verso la fine della sua esistenza se non di ridurre il tempo dell’esistenza stessa.

I risultati scientifici sulla cura del dolore, il valore degli hospice dove le persone vengono assistite, spesso con i loro cari vicini per concludere dignitosamente la propria esistenza, passa inosservato. L’accompagnamento, pertanto, non è il dare la morte, anticiparla ritenendola una scelta libera che rende la vita degna di essere vissuta, ma il riconoscimento di aver fatto tutto il possibile per rendere meno gravoso il periodo complicato che precede la morte, riducendone le sofferenze Ma chi decide che la vita è più o meno degna di essere vissuta? Non  un inutile accanimento terapeutico che segnerebbe ancor di più la persona nell’ulteriore e inutile sofferenza, ma nemmeno la sospensione delle cure palliative, della terapia del dolore e dell’accompagnamento.

Nulla si dice, altresì,  nella proposta,  su eventuali obiettori di coscienza del personale medico e paramedico, del ruolo del medico stesso, ma tutto viene scaricato sulla libertà del singolo.  Quasi che quel luogo del mistero dove abita il nostro essere e le nostre convinzioni, debba essere lasciato cadere nell’oblio. Il medico, quindi, come comprimario e strumento per l’eutanasia. Anche nella recente sentenza della Corte Costituzionale sulla questione “suicidio assistito” che non è legge, non si parla di eutanasia, anzi, si sottolinea che ci sono altri sistemi di trattamento che necessariamente devono essere messi in atto prima di qualsiasi altra scelta estrema.  I limiti della proposta di legge sull’eutanasia con richiesta di referendum abrogativo vanno a semplificare negativamente il momento scaricando la responsabilità sulla debolezza di chi soffre. La strada è impervia.

Io NON SOTTOSCRIVERÒ LA PROPOSTA DI REFERENDUM SULL’EUTANASIA .

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