• PD: avanti al centro contro gli opposti estremismi o viceversa?
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PD: avanti al centro contro gli opposti estremismi o viceversa?

La situazione del Partito Democratico è in fase evolutiva e, come dice qualcuno, ha terminato la fase emorragica (?). Evidentemente il lavoro fatto dal chirurgo Zingaretti dopo le primarie e le terapie utilizzate hanno avuto il loro effetto, anche se pdemo1ermane una indubbia sofferenza. E il cosiddetto “nuovo” ancora latita. Ora è necessario che non si creino anticorpi che combattono le terapie arrivando alla disgregazione del corpo che abbandona le sue membra, quelle che non riesce più a trattenere. La metafora evangelica ci aiuta a capire che il corpo senza le sue membra non sta in piedi, anche se può sopravvivere.

Sempre doloroso il distacco, ma esiste sempre una speranza perché questo non accada. Quindi il medico deve fare le sue scelte, operative, per il futuro del Partito democratico, ancora malato e continuare anzi, migliorare, la fase di benessere sapendo che l’elettorato è molto fluido. Le scelte proposte dal segretario sono: allargare a Sinistra alleandosi e diventare un partito di sinistra (solo?). Altri, anche del gruppo dirigente non la pensano così e affermano: le elezioni si vincono al Centro e, di fatto, volgere lo sguardo verso il  centro è necessario sperando che gli insoddisfatti-non votanti siano aperti a nuovi orizzonti e guardino dalla nostra parte.

Oppure, altri, far respirare entrambi i polmoni riprendendo un modello di unità che potrebbe far rinascere, finalmente, un “nuovo Partito Democratico”. La “Ditta” di Bersani si è sfracellata, la “Rottamazione” di Renzi si è spenta, ma entrambi rimangono in campo. Da una parte chi spera di rientrare e magari dire ancora la sua nonostante tutto, dall’altra, chi cerca di recuperare terreno politico drammaticamente perduto.  Siamo sempre alle ipotesi, complicate, che fanno respirare divisione piuttosto che unità.

Evidente che il mondo, L’Europa, l’Italia, stanno girando in un modo che non ci fa stare tranquilli. Non basta il segretario che pur sta avendo una ricetta che, al momento ha fatto uscire il PD dalla stagnazione. Non basta!. Per governare ci vuole il 50+1% e mi sembra che, vivere solo di luce propria e allargare solo a  sinistra, non sia  il modo per scardinare  i debordanti leghisti. Lo deduco solo leggendo i numeri. Nessuno, al momento,  “vede l’ora” di accoglierci a braccia aperte. Ma  superare ciò,  è il lavoro che spetta al segretario,  alle segreterie e a chi cerca e pensa  di avere ancora qualcosa di significativo da proporre e crede ad una proposta politica con dei contenuti. Bisogna incontrare tutti coloro che sono portatori di sensibilità, ma proprio tutti e a tutti i livelli. Nel partito Democratico c’è una grande paura: trasformarsi ancora in comunisti e democristiani.

Non nel senso di fondare i vecchi partiti ma nella distinzione netta delle idee e delle proposte. Rimangono comunque, quelli che sono i famosi “nativi del PD”. Quindi ci vuole attenzione e visione complessiva per evitare di sdoganare il centro sinistra o, meglio, il Partito Democratico in un’altra cosa. Deve rimanere il luogo di confronto democratico tra sensibilità diverse, proposte diverse, visioni diverse che possono convergere. Cambiare ciò sarebbe un grave errore così come pensare ancora ad un pensiero dominante. Credo che il PD, i suoi molti elettori e l’Italia, non ne abbiano proprio bisogno. Attendiamo fiduciosi che si faccia chiarezza.

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