• Non sarà niente più come prima? Vedremo
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Non sarà niente più come prima? Vedremo

Il refrain “non sarà più come prima” è quasi sulla stessa linea di “state a casa”. Oltre all’ansia per il presente, ci viene detto che non saremo più quelli di prima e dovremo quasi rinnegare ciò che finora siamo stati. Forse anche quello che abbiamo pensato, scelto, condiviso, perché non sarà più come prima e noi non saremo più ciò che eravamo. Una sorta di catastrofe di soggettività, individualità, personalità, accanto a  quella umanitaria,  che mette costantemente angoscia. Un futuro incerto in un presente altrettanto incerto è come camminare sul burrone sperando che qualcuno ci allunghi una corda. Ma chi? Un bel dilemma dell’uomo sul baratro della storia, sul declivio della sommità per un futuro in cui ci sarà un’esistenza infelice, soprattutto per i ricchi perché i poveri, che finora hanno vissuto ai margini della storia, da scarti di un sistema  bulldozer, ora potranno avere tutto: se stessi.

Godranno di ciò che finora gli è bastato, e ci guarderanno sorridendo, scrutandoci dall’alto in basso come un il “ricco Epulone” che, fino a pochi mesi prima, guardava sulla soglia della porta il miserabile Lazzaro. Io ho paura però, che l’enfasi del futuro che sarà radicalmente modificato, ci porterà a stringerci e chiuderci sempre di più, a garantirci innanzitutto e a continuare, tra qualche tempo, la nostra vita di sempre seppur con qualche modifica. Passata l’epidemia, trovato il vaccino, la cura, eliminata la paura, immesse montagne di denari per far ripartire l’economia delle filiere senza fine, unnamedcercato di aiutare temporaneamente chi ora deve fare la spesa e non può, continueremo senza sosta la vita di sempre.

Forse ci saremo dimenticati i barconi di immigrati? Forse non andremo ad investire in Cina o in altro paese conveniente? Forse non continueremo ad evadere il fisco nonostante, magari, un qualche evasore abbia  occupato un letto di  terapia intensiva in qualche ospedale? O forse non continueremo a visitare le agenzie di viaggio, ad andare in paesi esotici, in crociera, a pensare più al soldo che al libro, a se stessi che agli altri, a costruire una politica sguaiata fatta per il potere piuttosto che per il “popolo”?

Ora, isolati in casa, piangiamo i nostri morti senza essere loro vicini, senza un sorriso, una carezza, una benedizione. Ma leggiamo    che muoiono quasi solo anziani, media 79 anni. Cinismo? Informazione triste? Rassicurazione per chi ha meno anni e deve lavorare per ricostruire il futuro? Strana umanità la nostra, ma la sola che abbiamo e nella quale dobbiamo vivere e convivere. Questo, “è il migliore dei mondi possibili” diceva Leibniz. Impareremo qualcosa da questa tragica esperienza tutta umana? Speriamo. L’intelligenza, la capacità, la saggezza ci hanno portato fin qui. Ora apriamo gli occhi perché tutto ciò non rimanga un titolo di tesi assegnato, tra qualche anno, ad un dottorando.

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