Luigino Bruni, Alessandra Smerili, Benedetta Economia, ed. Città Nuova

Un librettino interessante scritto l’anno scorso. Gli autori vogliono mettere in evidenza come le prime forme di economia siano emerse dal lavorio e dall’intelligenza delle comunità benedettine e   francescane. Il periodi storici di formazione delle comunità sono diversi e anche la stessa struttura del monastero piuttosto che del convento, ma entrambe le comunità, operavano in regime di “scambio di mercato”. L’obiettivo era il bene comune e non   l’accumulazione fine a se stessa. A ciò veniva associata anche una forte rilevanza del lavoro come valore positivo. Non vorremmo dimenticare, a proposito del lavoro, la famosa regola aurea benedettina del lavoro: ora et labora che si staccò in modo rilevante dal sistema monastico precedente e dette impulso sia al monastero che al lavoro stesso.. Nella seconda metà de quattrocento, nascono  i Monti di Pietà. Essi nascono come    forma di tutela contro l’usura che dilagava al tempo. Furono sostenuti e propagandati dai francescani. Successivamente sorsero anche le Banche per lo sviluppo dell’economia ma anche  per ridurre ancora la povertà. Si nota in queste due esperienze una forma di economia “carismatica” , come la chiamano gli autori. Un’economia che vive secondo   le regole  e i carismi dei fondatori. Naturalmente esperienze  non sono mosse dal  ma   dall’idealità. Economie carismatiche che hanno una forte valenza anche oggi. Esse hanno come fine ultimoine ultimo non il mero profitto ma    la tutela della persona, la gratuità, il bene comune. Insomma una straordinaria rilevanza etica che ancora oggi molti richiamano per cercare e valorizzare maggiormente un’antropologia economica.

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