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La memoria

È il 27 gennaio. Ricordare, far memoria, passare qualche istante a volgere lo sguardo e pensare a chi ci ha receduto e a chi non c’è più, a chi ha vissuto ed è morto dentro una macchina infernale. Morto per mano guidata da una ideologia nefasta che ha fatto del doloSchermata 2021-01-28 alle 16.02.07re di milioni di uomini e donne, ebrei, sinti, rom, testimoni di Geova, omosessuali, disabili e altri considerati inutili, uno dei principi fondativi di un folle regno, fortunatamente  mai realizzatosi. Oggi, però, è una giornata particolare, come se quei fatti fossero presenti in mezzo a noi con i testimoni, coloro che li hanno vissuti personalmente e che sono tornati.

Potremmo dire, ricordando un passo del libro dell’Esodo: “Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come rito perenne”.  Un giorno di liberazione dalla schiavitù, dal dolore del corpo, ma non dalla sofferenza e dal ricordo di chi è caduto stremato, picchiato, violentato, bruciato.  Un giorno mai dimenticato,  presente, vivo; un giorno straordinario. Una pietra d’inciampo in mezzo alla quotidianità spesso insofferente ai ricordi, indifferente agli eventi che sembrano scorrere senza fare rumore.

E questi testimoni della sofferenza, della morte e dell’abominio nei confronti di milioni di persone, sono tornati. Aggrappati alla vita, al residuo di respiro che rimaneva loro.  Prima dell’annientamento, hanno saputo resistere al male assoluto, al loro essere considerati dagli aguzzini come strumento, come vittime sacrificali al tempio della religione della follia umana scientificamente studiata. Chissà se un giorno si riuscirà a capire perché  si sia arrivati a tanto. Forse non era odio, forse nemmeno volontà   di superiorità, ma non riconoscere un altro da te, uno come te, in sostanza, un altro UOMO. In quei luoghi di morte, l’uomo non è più uomo e la donna non è più donna perché la ragione ha eliminato se stessa ed è caduta nell’abisso oscuro del male.

Ma alcuni hanno vinto, sono tornati con il loro carico, con quel peso che, nonostante gli anni, portano con sé. Quanto tempo è passato prima che potessero raccontare ciò che hanno vissuto e testimoniarlo alle nuove generazioni. La paura li avvolge ancora, il timore di non essere creduti perché  solo il pensiero di quella sofferenza può far tremare, ma può anche rimanere incomprensibile, ingestibile dalla stessa mente umana.  E quindi hanno aspettato, anni. Tutto era dentro di loro, conservato in modo indelebile e forse, nessuno se non loro,  sapeva o immaginava la fatica di portare per una vita quel peso. Ma poi finalmente il racconto, non come sfogo, ma come vita vissuta e sempre resa presente, ad ogni racconto, ad ogni testimonianza. Quel memoriale che non dovrà essere dimenticato quando i testimoni, purtroppo, non ci saranno più. L’uomo non può vivere senza memoria per essere veramente UOMO.

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