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Gli italiani sono razzisti?

Nel 1938 un gruppo di pseudo scienziati scrive un manifesto denominato “della razza”. Di scientifico non aveva nulla, ma solo politica odiosa nei confronti degli ebrei. Quanti italiani al tempo erano consapevoli delle conseguenze di quel manifesto? Quanti lo conoscevano o conoscevano il termine “razza”? Purtroppo lo conosceva molto bene chi doveva applicarlo e chi fu costretto a subirlo, suo malgrado, con le drammatiche conseguenze che conosciamo.

Oggi nessuna legge, per fortuna, ma un fenomeno, quello migratorio, ha messo in moto sentimenti che prima, probabilmente, bambini1erano vissuti da piccoli gruppi di facinorosi, ma non da una massa importante come lo è ora. Episodi di violenza gratuita contro persone di colore, spesso italiane, perpetrati addirittura da gruppi di minorenni se non da bambini, fanno preoccupare.  E dicono come questi episodi siano frutto della baldanza delle affermazioni contro queste persone messe in moto da chi le situazioni avrebbe il diritto-dovere istituzionale di governarle. Sembra che l’umanità abbia lasciato spazio alla violenza e alla paura e che tra gli italiani governi un sentimento di odio razziale diffuso.

E che la parola “razzismo”, così dura e sprezzante, spesso utilizzata per commentare fenomeni che si ripetono, susciti negli italiani una particolare istigazione negativa  verso gli immigrati, nasce, di fatto sulla scia di un certo linguaggio brutale utilizzato da chi ora governa questo paese. Questo linguaggio si è trasferito in molti e in alcuni si è trasformato in violenza. Chi ci governa, quindi, nella sua corsa al potere che ora detiene, ha una responsabilità pesantissima: quella di aver sciolto le briglie lasciando campo aperto alla diffusione dell’odio verso le persone immigrate, talvolta anche giustificandolo.

Ma non credo che gli italiani siano razzisti. Se da una parte gli episodi che fanno notizia sono sempre negativi, dall’altra, quelli che transitano meno facilmente sui media, ma che pure ci sono, ci dicono che, senza clamore, esistono anche altri sentimenti nati dai valori sui quali la nostra storia si è costruita. Pensiamo al piccolo comune del nord che si rifiuta di lasciar rimpatriare il migrante che vive con loro, ai bagnanti calabri che rifocillano coloro che sbarcano sulla spiaggia davanti ai loro occhi, a chi  fa lavorare i migranti come braccianti agricoli, nelle fabbriche come lavoratori e non come schiavi e potremmo andare avanti. Il nostro è un tempo difficile, complesso e l’immigrazione è un problema. Ma il razzismo non può essere una componente del problema. E’ solo il derivato di anni di continue istigazioni e fomentazioni. Spero di non essere smentito da alcuna legge.

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