Tra Roma e Padova: la politica della … corrente?

di Nereo Tiso

Si rischia veramente di prendere un malanno fuori stagione a seguire le dispute tra i vari contendenti del Partito Democratico  che scalpitano perché si scrivano “regole” chiare e forti. Un parola ormai dissonante rispetto alle esigenze di un paese in grossissime difficoltà e al governo di emergenza che rinvia decisioni complicate e sceglie di fare bene ciò che si è proposto e ciò che i personaggi senza autore autorizzano a fargli fare senza continuamente ostacolarlo.   Si scalpita all’interno del PD e tutti vorrebbero vincere: chi le primarie, chi le elezioni, chi entrambe; chi vorrebbe essere leader e premier, chi vorrebbe distinguere le due cariche  perché non si può tornare indietro su regole già modificate. Poi si posizionano gli uomini dei contendenti scalpitanti a smussare angoli e sminuzzare il capello per vedere se si riesce a spazzarlo meglio dopo tagliato. Veramente una matassa intricata dalla quale si spera di uscirne per il bene di un paese che dalla disunione, dopo errori, tatticismi e tiratori franchi,  ha trovato una pseudo unione per non fallire e guidato da chi tiene fermamente barra a dritta: Enrico Letta.  Ma ci si conta e ci si riconta nelle varie anime del PD per capire quanti si è e tutti: “Siamo in tanti”!!! Anzi, di più: quindi renziani, bersaniani (ex?), civatiani, puppatiani, ioroni ani, ecc. Ed ecco battute al vetriolo, scadimenti di forma e slanci di sostanza; correzioni di tiro, rialzo della posta, rincorsa agli spazi che contano per marcare il territorio. E questo ad ogni livello dove ci si muove per governare. Da ciò non si sottrae la nostra città che andrà alle urne l’anno prossimo.  Possiamo scordarci il buon governo di Padova degli ultimi dieci anni nascondendolo con, seppur velati, distinguo se non quasi separazioni?  Il nostro compito sarà quello di lavorare “per” e non contro, senza personalismi ma con personalità che abbiano  chiara l’idea di città futura e che non dimentichino  le necessità e le emergenze del presente, che deve unire  perché si governa insieme e non divisi; perché la città ha bisogno di capacità, di competenza,  di  forza e non di debolezza soprattutto in questi momenti dove le risorse scarseggiano. Regole certe, trasparenza e proposte: i sogni devono diventare speranza declinata in sano realismo altrimenti rimangono sogni. Comunque, nonostante tutto, il Partito Democratico ha una sua vivacità dialogica, talvolta eccessiva, ma c’è, è presente sul territorio, nella sua molteplicità di pensiero e di culture;  con le sue proposte per costruire e non per demolire. Ormai è rimasto l’unico partito: speriamo che il soffio delle correnti non lo abbatta

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