• La lenta agonia del PD (del) Veneto
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La lenta agonia del PD (del) Veneto

Non so se sia meglio PD Veneto o del Veneto. Il primo ci farebbe pensare ad un partito veramente Veneto, attento a questo territorio ricco, produttivo e solidale, realizzando il senso del partito federato; il imagesecondo, invece, ci dice di un partito del Veneto senza autonomia e da tempo succube delle direttive romane. Non dimentichiamo che il centro destra governa questa regione da 25 anni e nel 2015 il PD ha registrato il peggior risultato della sua storia.

Non parliamo delle storie precedenti con le quali non ci sono evidenti paragoni. Abbiamo subìto una candidata che nessuno voleva e siamo stati pesantemente sconfitti. La stessa candidata, forse per un sussulto di compassione, è stata nominata capogruppo in Consiglio Regionale con i risultati “indiani” che tutti conosciamo.

Il segretario regionale De Menech, all’indomani della disfatta, si dimette, ma non troppo; fa una serie di passi di lato più che di passi indietro, continua a governare una segreteria che non esiste più con un partito ormai moribondo. Dopo lunghe discussioni, si convoca il congresso per luglio del 2016, ma, com’era evidente e visti i tempi e il periodo pre referendum, salta la data. Volutamente? Intanto, tra discussioni, annunci, date lanciate dalla stampa, si arriva a ad una nuova convocazione per metà marzo 2017. Ora qualcuno pone il veto ai parlamentari e sulla data di convocazione perché non si sa mai che si vada ad elezioni anticipate e, dunque, ritiene che la data non sia ancora quella giusta. In sostanza, non si vuole il congresso.

E ora di finirla! Basta veti. A chi conviene un PD Veneto senza senso? Segreterie provinciali deboli, proposte e programmazione inesistenti, sfiducia degli iscritti e degli elettori che vedono davanti a loro sempre una fitta coltre di nebbia. A chi  conviene abbandonare questa grande regione per contare quanti consiglieri si possono eleggere tra le diverse correnti, ma sempre all’opposizione? Forse non ci sono cure per una patologia cronica e nemmeno da Roma si vuole che qualcuno si curi del paziente.

Bene fa Giorgio Santini a non fermarsi, a dire ci siamo, a non dare l’illusione di una  totale passività del PD Veneto destinato, se così rimanesse, all’inutilità politica. Penso che, almeno, un po’ di orgoglio per una nuova speranza si possa avere e battere non uno, ma due colpi verso chi si è scordato di questa regione, del PD Veneto e dei suoi elettori, scissione o meno. Per gli iscritti? Ne parleremo la prossima volta.

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