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Referendum sgonfiato

Il referendum di domenica e lunedì scorsi è finito nel cestino come molti altri. Chi l’ha promosso ha perso, nonostante i tentativi di giri di parole. La CGIL ha raccolto le firme e ha lavorato per il SI ai referendum sul lavoro. Legittimo per un sindacato che da sempre ha detestato il jobs act di Renzi e avrebbe voluto, per il futuro, tornare indietro pensando di andare avanti. La sinistra ha preso la stessa strada.

Purtroppo la segretaria che, a modo della CGIL, a suo tempo, quando non era ancora iscritta al partito (era occupy PD ?), detestava il jobsact, è salita sul carro che aveva le ruote sgonfie. E così le altre sinistre. Perso tempo, denaro e anche un po’ di faccia. Referendum abrogativi, come sempre con quesiti incomprensibili, con obiettivi anch’essi che sapevano di rivendicazione più che di prospettiva politica. Riesce il PD a cercare il confronto sulle cose che contano e ad avere delle idee per le persone comuni, quelle che leggono podownloadco, non si informano molto, non vanno più a votare, sono anziane, o sono giovani, per le famiglie che hanno figli da mandare a scuola, per i drammi sull’ambiente, per quelli che lo cercano il lavoro e non lo trovano, per quelli che vanno dal medico di famiglia e scoprono che devono fare kilometri per una visita, per chi non riesce a pagarsi una visita, per chi è ai margini e senza prospettiva, per la scuola, per l’agricoltura, per l’impresa in difficoltà, per i poveri, per gli immigrati, per la sicurezza delle città.

Oppure pensa che il “PD di prima” ha sbagliato sul jobsact e quello di ora, seguendo la CGIL, ha fatto la cosa giusta? Il PD di prima era il PD che ha votato il jobsact e molti parlamentari ci sono ancora: ora sono contro se stessi? Qualcosa non quadra. Se andare a votare è un dovere, i doveri devono essere messi alla pari dei diritti e viceversa. E non si può pensare che difendere solo le “nicchie” dei diritti ritenendo che siano le “masse” dei doveri, si faccia il bene di questo paese o del PD. Mi dispiace solo per il referendum sulla cittadinanza dove molti di sx hanno votato NO. Gli stessi che hanno votato SI ai referendum sul lavoro. Credo che questo sia un problema grosso come una casa: di prospettiva, di comunicazione e forse anche di comprensione del fenomeno immigratorio. Attaccare il governo sull’Albania va bene, ma avere un canale privilegiato con chi ha bisogno di immigrazione per il lavoro, è fondamentale. Oppure pensiamo che sia necessario mettere contro ancora “el paron” con l’operaio? A quando?

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