SPRAR a Padova: falsa testimonianza di Bitonci

SPRAR a Padova: falsa testimonianza di Bitonci

Si legge sui giornali che il sindaco ha accolto 36 rifugiati d.o.c., cioè quelli che piacciono a lui, col pedigree. Quindi rifugiati “veri” che hanno visto solo guerra, che qualcuno glielo abbia riconosciuto, che studino, che eraabbiano naturalmente un permesso per entrare nel progetto, che imparino la lingua e un mestiere.

Peccato che il sindaco si onori di meriti che non ha, come spesso accade. Il progetto SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) a Padova esiste dal 2006, quando ancora non c’era l’emergenza profughi (http://www.padovanet.it/informazione/progetto-rondine). E’ cresciuto nel tempo e si è stabilizzato. Il sindaco ci mette qualche soldo, il resto il Governo. Quindi, non è che la “nuova umanità” del sindaco commuova più di tanto. Tra l’altro, il sottoscritto, ben 10 mesi, fa scrisse un articolo (http://www.nereotiso.eu/padova-profughi-numeri-del-presente-e-incertezza-del-futuro/) in cui si riportavano i numeri delle presenze dei rifugiati a Padova che contemplavano anche i 36 richiedenti asilo dello SPRAR.

Quindi una falsità del sindaco che non  fa altro che confermare ciò che di bene  hanno fatto altri prima di lui . A lui, dello SPRAR, non credo gli importi molto. A lui importa la narrazione di una storia non sua, e farsi onore o disonore con i “buonisti” recidivi. Purtroppo gli mancano i profughi della Prandina quindi è rimasto senza il “pasto” quotidiano che lo faceva grande in mezzo ai miserabili ricevendo applausi. Deve accontentarsi del lavoro fatto da altri per sembrare “accogliente” verso chi sta peggio.

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