• Salvini-Di Maio: “Gli imprenditori sono “prenditori””
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Salvini-Di Maio: “Gli imprenditori sono “prenditori””

Il linguaggio non può passare inosservato anche perché il vocabolario al quale siamo ormai abituati è una sequela di termini che dire offensivi è un eufemismo. Ora questo è usato contro gli imprenditori veneti, fino all’altro giorno considerati una macchina da corsa per una importante regione come il Veneto e per l’intera economia italiana. Nello smontare pezzo a pezzo, o almeno nel tentare , ciò che è stato prima crea confusione per il presente e incertezza sul futuro.

imagesGli imprenditori veneti, molti dei quali legittimamente hanno sostenuto quella parte politica che ora criticano, da sempre si sentono vessati col decreto dignità. Tanto che vorrebbero addirittura scendere in piazza. Pensano che la maggiore rigidità  non porti a creare nuovi posti di lavoro, tutt’altro, e aver attenuato il jobs act non sia stato positivo. Tra l’altro, nemmeno i sindacati, sembrano aver accolto con entusiasmo il decreto.

E’ un fatto che si perderebbero migliaia di posti di lavoro ogni anno così come confermato dal Presidente dell’INPS (8000 all’anno per dieci anni). Se c’è stata una ripresa, seppur difficile e altalenante (si è sempre ad una crescita ben al di sotto il 2% quando la media in Europea è del 2,5%), certamente non è aiutata dalla rigidità  del decreto. Poi, la considerazione di chi crea economia come “prenditori” mi sembra offensivo e indegno del ruolo di ministri. Quasi, generalizzando, che si insinui nella categoria  il furto e lo sfruttamento come quotidiano modo di lavorare e di progettare.

Non si escludono le mele marce, non c’è alcun dubbio, che dovrebbero essere isolate e denunciate anche dagli stessi imprenditori, ma ritenere che tutti “prendano” i soldi e se ne vadano o li utilizzano per i propri comodi, credo non sia un segno di ricerca del dialogo per il futuro del nostro paese. Se la stabilizzazione dei posti di lavoro viene imposta  per decreto, credo che il risultato sia la riduzione delle assunzioni con la conseguenza che migliaia di contratti di lavoro non verranno rinnovati (già è iniziato e le testimonianze non mancano) e molti giovani saranno costretti ad andare a spasso o all’estero. Altro che cervelli in fuga! Chi avevano intenzione di proteggere col decreto dignità? I giovani pensando che per loro aumenti il lavoro a tempo indeterminato? I lavoratori anziani che perdono il lavoro? Gli imprenditori-“prenditori”? Il futuro del paese?

L’incapacità di questo governo è di dedicarsi più ai divieti  che alle proposte perché colpiscono nell’immediato ma non danno risposte al problema. Che cosa dice il governo per creare lavoro? Finora le proposte non ci sono perché non hanno capito che per governare bisogna passare dalla protesta alla proposta. Se non viene sostenuto in maniera chiara chi crea il lavoro, naturalmente con controlli contro i furbi, che pur ci sono, difficilmente aumenteranno lavoro e  posti di lavoro.

Non sarà il reddito di cittadinanza che creerà posti lavoro e nemmeno lavoro. Questo incentiverà la disoccupazione cronica qualora si arrivasse a metterlo in atto. Se non si riuscirà ad operare nel lungo termine sulla formazione professionale, sull’alta specializzazione (spesso manca l’incontro tra domanda e offerta di lavoro), su incentivi all’economia per il lavoro, si continuerà a guardare al sondaggio di domani senza occuparsi del dopo domani. In questo modo non credo si riuscirà ad abbassare anche di poche unità il 1.200.000 giovani disoccupati tra i 15 e i 34 anni. Ai truffatori dello Stato e agli sfruttatori dei lavoratori va risposto con decisione e con le leggi  che esistono e non per decreto. A chi non interessa la dignità dell’uomo difficile avrà interesse per il Decreto Dignità.

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