Padova-Sanità: il sogno infranto.

Padova-Sanità: il sogno infranto.

Ormai le discussioni si svolgono nelle procure e si risponde attraverso  querele. Uno scampolo di storia padovana non solo irrequieta, ma che mette alla gogna il povero Pietro d’Abano, filosofo e medico vissuto tra il 1200 e il 1300 e che insegnò medicina nella nostra appena nata Università. A tenere vivo l’interesse mediatico, tristemente,  è sempre l’ospedale che, come una nave in balia della tempesta, si è spostato da una parte all’altra ospedaledella città fino ad approdare in una zona “infetta” come san Lazzaro. La mancanza di chiarezza, le notizie conosciute solo a pochi di un futuro ospedale in quell’area, la vendita di terreno a 1 euro per aver in cambio grattacieli, condomini, uffici e cioè speculazione edilizia stanno, aiutando ad affondare la nave. Una strada impervia che il sindaco ha strenuamente inseguito come fosse un mito celtico da riappropriarsene  e dire: “io ho costruito il nuovo ospedale”. Per poi vendere  la realizzazione dell’opera come trofeo magari per luoghi e poteri politici più ambìti.

Non se ne va fuori: il sindaco non chiarisce, non fa capire ai padovani ciò che sta dietro alla manovra che da mesi la stampa mette nero su bianco; non è in grado di dimostrare, o forse non vuole, se non attraverso propaganda e cambi di opinioni dei tecnici, che l’area di Padova ovest era peggiore di Padova est. O i tecnici recitavano la commedia prima o la stanno recitando ora. Legittimo chiederci, noi cittadini: “Perché?” Alla fine, il sindaco, a domande legittime, risponderà con le solite querele o con contro esposti in Procura per marcare il territorio di un potere che traballa e gli sta sfuggendo di mano? La conseguenza di tutto ciò, paradossalmente, non è se verrà costruito il nuovo ospedale, ma che fine sta facendo e farà la sanità padovana con queste ambiguità.

I pazienti se ne stanno andando, il deficit dell’USL aumenta, pediatria è allo sfascio, la voragine delle manutenzioni al vecchio ospedale ormai non ha più limiti per salvare e manutenere ciò che è ancora possibile. Il sindaco si preoccupa della salute dei richiedenti asilo (vi ricordate le ordinanze sull’ebola?) che dovrebbero essere gli untori di chissà quale nuovo virus, ma non si preoccupa di quella dei padovani, vecchi e nuovi,  che nella  quotidianità, necessitano di cure. Non si preoccupa se l’eccellenza della medicina padovana ha bisogno di altre forme e sistemi di gestione, di nuove strutture perché i medici possano esercitare al meglio la loro professione a favore dei cittadini. Il primo cittadino  si preoccupa solo se sarà lui a costruire, a farsi fotografare davanti alla prima pietra del futuro della sanità padovana. Risponda invece ai cittadini, dica come si cureranno domani, quale futuro avranno i nostri importanti medici e sanitari che tutti ci invidiano.

Questa è solo pura arroganza che ha fatto dimettere il direttore Dario, che vede una situazione sempre in stallo e in deficit, non solo economico. E ciò assieme a chi, teoricamente, dovrebbe metterci i soldi per costruire un ospedale diverso da quello che aveva deciso 3 anni fa. A Zaia bisognerebbe chiedere se ciò che era “la sua grande opera” del 2013, con la firma dell’accordo di programma con Ivo Rossi, nel 2016 sia la “grande opera” del suo competitor Bitonci? Nulla vieta a Zaia , con un atto di orgoglio e intelligenza politica di fronte all’arroganza del primo cittadino padovano (suo attuale e futuro antagonista politico), oltre che lungimiranza amministrativa, i ritornare all’area di Padova ovest, l’unica in grado di dare respiro ad una città che si rinnova, cresce e guarda finalmente lontano. Altro che acquitrino! Zaia sa benissimo che a san Lazzaro il nuovo ospedale non vedrà mai la luce.

Il sogno di un nuovo ospedale ma soprattutto di una città rigenerata a partire da una grande opera per i cittadini padovani vecchi e nuovi, mi sa che si sia infranto di fronte alla supponenza di chi pensa di avvicinarsi troppo al Padreterno. Gestito senza visione di futuro dal sindaco, convinto di non trovare ostacoli sulla sua strada se non sudditi proni e riverenti, il tempo per migliorare questa città è in scadenza.   Il sindaco dia delle risposte alla nostra sanità, che sono risposte alla città. Lo faccia, rapidamente, se si ritiene veramente responsabile: tutti possono sbagliare!

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